Quando le sostanze dannose messe al bando negli sport possono rivelarsi preziosi strumenti per lo sviluppo
di nuove terapie e cure per la vita di tutti i giorni dei cittadini

COS'E' UNA CONTROVERSIA?

 Dal campo scientifico, al palcoscenico politco, dal sociale al religioso. Tutti i campi di ciò che può definirsi controverso

Scopo di questo blog è quello di descrivere una controversia, ma per poterlo fare è necessario fornire prima ai lettori una conoscenza base del significato di questa parola e contestualizzarlo nell' ambito che vogliamo utilizzare.
Definizione da vocabolario: "Contrasto di opinioni, divergenza di idee su un determinato argomento che può dare origine a discussioni, dispute, dibattiti"






 Potremmo definire controversia il dibattito che si instaura tra due differenti correnti di pensiero su un qualsiasi argomento, politico, scientifico o religioso che vede nascere uno scontro "verbale" al fine di sostenere e portare avanti la differente opinione da ambo le parti.

Noi attraverso al creazione di questo spazio abbiamo voluto trattare una controversia di tipo scientifico di un tema abbastanza attuale e alla portata di un vasto pubblico. Lo scopo era quello di sviluppare un tema seguendo la linea guida che ci era stata fornita durante il corso di "Sociologia della scienza" dal prof: Bucchi che ci ha permesso quindi di analizzare la società attraverso l' utilizzo di questo strumento

COME MUOVERSI NEL BLOG

Per facilitare la navigazione ai nostri visitatori proponiamo un breve riepilogo sui temi trattati nel blog in modo tale che risulti più facile accedere alle informazioni di proprio interesse e soprattutto per avere un' idea della struttura a cui abbiamo pensato creando questo spazio

NOVEMBRE
presentazione della controversia trattata attraverso le dichiarazioni rilasciate dai massimi   esponenti, le informazioni raccolte e il dibattito in questione

OTTOBRE
di cosa si parla facendo riferimento alla parola doping, la sua storia e una prima "mappatura" del fenomeno

SETTEMBRE
gli attori di questa pratica, ciclisti, medici,lavoratori del settore, media. Protagonisti di un movimento sempre più ampio

AGOSTO
mese caldo di tematiche, gli effetti dannosi sull' organismo,le sostanze più conosciute, e il nocciolo della questione: pareri controcorrente rispetto all' uso comune, l' utilizzo dei farmaci "stupefacenti" a scopi rieducativi e di ricerca

LUGLIO
la posizione della legge in tutto questo, le opinioni degli esperti e gli articoli più altisonanti

GIUGNO
presentazioni del doping nel fenomeno sportivo attraverso i media

MAGGIO
piccolo excursus sui pareri "non" scientifici che subentrano inevitabilmente trattando queste tematiche e l' altra faccia della medaglia : il fenomeno dell' antidoping

APRILE
presentazione del gruppo di lavoro che ha realizzato il blog e definizione di controversia

DIBATTITO

È in corso un acceso dibattito sul significato della parola doping e sui risvolti che esso comporta: non tutti infatti concordano con la negatività del doping nella pratica sportiva. Vi è infatti chi sostiene che sarebbe più logico liberalizzare il doping in quanto troppo diffuso nella maggior parte degli sport agonistici e quindi fattore discriminante tra chi ne fa uso e può quindi vincere le gare e chi non ne fa uso relegato troppo spesso al ruolo di comprimario. Vi è infine un appunto riguardante la relatività del doping. Quelle sostanze che oggi non sono considerate dopanti in un futuro non molto lontano potrebbero essere considerate tali. Ciò creerebbe secondo alcuni diversità di trattamento tra gli atleti, di oggi e di domani. Spesso le sostanze vengono somministrate dagli allenatori stessi agli atleti che, inconsapevoli del danno che il doping provoca, accettano.

Alcune sostanze dagli effetti terapeutici come ad esempio la somatotropina (utilizzata con successo contro malattie come nanismo, osteoporosi, impotenza, ipogonadismo, stanchezza), il testosterone (utilissimo contro osteoporosi, impotenza, ipogonadismo, stanchezza, anemia, diabete mellito tipo 2) o l'eritropoietina (contro alcune forme particolarmente gravi di anemia e le paralisi da trauma spinale) ono state col tempo demonizzate a causa dell'uso antisportivo che spesso ne viene fatto. L'utilizzo sportivo di queste sostanze ha causato una campagna mediatica di critica nei confronti delle sostanze anabolizzanti (che aumentano cioè la sintesi proteica), che di fatto ha limitato il loro uso terapeutico e legale ed ha aumentato quello illegale, con grave danno per la salute pubblica.
Anche il comportamento dei medici è stato molto criticato, infatti l'omertà che la medicina ha avuto circa gli effetti positivi (aumento della struttura muscolare e ossea, buon umore, e per gli steroidi anabolizzanti, diminuzione dell'insulinoresistenza) e negativi degli ormoni anabolizzanti (atrofia dei testicoli, inibizione della sintesi endogena di testosterone, LH, FSH, GH, eccessiva conversione degli androgeni in estrogeni e diidrotestosterone) ha aumentato il divario di fiducia tra i medici e i preparatori atletici, il che ha provocato un aumento del mercato nero degli anabolizzanti simile a quello della droga) rivolto a persone che non hanno alcun bisogno di prendere le suddette sostanze, ma che anzi ne possono essere fortemente danneggiate, ciò inoltre ha impedito o limitato l'utilizzo di queste sostanze a persone che hanno patologie fortemente correlate con la carenza di steroidi anabolizzanti o di IGF I, come ad esempio insulinoresistenza, diabete mellito tipo 2, nanismo, osteoporosi, la cui cura non ha niente a che fare con le competizioni sportive

DICHIARAZIONE CONTROVERSA

ROMA, 5 ottobre 2010 - La bufera doping. Torri "il doping sarebbe da legalizzare".

Ettore Torri, capo procura antidoping del Coni. Bettini






Ettore Torri, capo procura antidoping del Coni. Bettini

La bufera che sta investendo Alberto Contador e il ciclismo non sorprende uno sconfortato Ettore Torri.

Dichiarazioni choc del capo della procura antidoping Coni. "Non sono l’unico che lo dice, ultimamente tutti i ciclisti che ho interrogato hanno detto che tutti si dopano. Non credo che il doping verrà estirpato"

 Al punto che il capo della procura antidoping del Coni è convinto che tutti i ciclisti facciano uso di sostanze vietate e che il doping, oltre ad essere invincibile, andrebbe legalizzato se non fosse dannoso per la salute degli atleti. "Non sono l’unico che lo dice", ha spiegato Torri in un’intervista all'Associated Press parlando della diffusione di sostanze e metodi vietati, "ultimamente tutti i ciclisti che ho interrogato hanno detto che tutti si dopano". Secondo Torri se il doping non fosse dannoso per la salute degli atleti una soluzione possibile, per non configurare ingiustizie tra gli atleti, sarebbe la legalizzazione dell’abuso di farmaci: "Non è giusto quando si trova un atleta su cento", ha detto Torri. "Più lavoro in questo campo e più mi meraviglio della diffusione del doping. Non credo che il doping verrà estirpato", ha detto.



Fonte: www.gazzetta.it

SMENTITA DA PARTE DEL CONI

ROMA -  Il doping? Macchè liberalizzare...

Dopo l'uscita di Torri: “Andrebbe legalizzato", il Coni corregge il tiro: “Solo uno sfogo personale"

Tanto rumore per nulla. E' stato tutto risolto da un comunicato, emesso dal Coni a seguito dell'incontro tra il presidente Giovanni Petrucci e il segretario generale Raffaele Pagnozzi, le 'alte sfere' del Coni, ed Ettore Torri, il Procuratore Capo Antidoping. Ieri Torri aveva dichiarato: “Il doping? Se non nuocesse alla salute sarebbe da liberalizzare. Tanto ne fanno uso tutti”. Apriti cielo, il Procuratore è pro-liberalizzazione?
Tutto l'ambiente sportivo nazionale è rimasto spiazzato non poco e così è arrivata la smentita, o meglio, la risposta ufficiale a tutte le polemiche: “Torri è stato frainteso”. Il suo pensiero è stato mal riportato dalle agenzie, secondo il Coni “la trasposizione letterale del concetto di liberalizzazione, maturata attraverso sintesi giornalistiche, non andava interpretata come un’apertura verso una “depenalizzazione” del reato ma solo come lo sfogo, espresso in modo forse paradossale, di una persona che da anni lotta contro il problema”. Quindi da sfogo personale a caso nazionale, il passo è stato breve. Anche perché le istituzioni sportive stanno combattendo il fenomeno con severità da anni.
Sulla homepage del sito si legge ancora: “L’impegno personale e l’opera meritoria dell'ufficio di Ettore Torri continueranno ai massimi livelli”, forti degli “importanti risultati nella lotta ad un fenomeno dilagante che, come è noto, in Italia è considerato anche reato penale”. Ricordiamo infatti che le posizioni della legislazione italiana sono tutt'altro che permissive o tese alla liberalizzazione, basti pensare che con la legge 376 del dicembre 2000 si prevede la reclusione da tre mesi a tre anni e la multa da cinque a cento milioni di lire (2.500/50.000 euro) a "chiunque procura ad altri, somministra, assume o favorisce comunque l’utilizzo di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive". La giustizia sportiva non è meno rigida: al primo episodio punisce l'atleta con una squalifica di due anni e al secondo direttamente con la radiazione.
Tra i più scossi il Presidente della Federciclismo Renato Di Rocco: “Torri mi ha meravigliato, specie per la posizione in cui si trova e con tutto il lavoro che è stato fatto in questi anni. Dire che tutti i corridori ricorrono a sostanze proibite non è una bella cosa”. Il caso è chiuso?

Mirco Rabacchi 06/10/2010

DI COSA SI PARLA

Il doping è l'uso (o abuso) di sostanze o medicinali con lo scopo di aumentare artificialmente il rendimento fisico e le prestazioni dell'atleta. II ricorso al doping è un'infrazione sia all' etica dello sport, sia a quella della scienza medica. Sono diverse le possibili origini della parola “doping”. Una di queste è “dop”, bevanda alcolica usata come stimolante nelle danze cerimoniali del sud Africa nel XVIII secolo. Un'altra è che il termine derivi dalla parola olandese “doop” (una salsa densa) che entrò nello slang americano per descrivere come i rapinatori drogassero le proprie vittime mescolando tabacco e semi del Datura stramonium, conosciuto una sostanza che contiene una quantità di alcaloidi, causando sedazione, allucinazioni e smarrimento. Fino al 1889, la parola “dope” era usata relativamente alla preparazione di un prodotto viscoso e denso di oppio da fumare, e durante gli anni '90 si estese a qualsiasi droga narcotica-stupefacente. Nel 1990, “dope” veniva anche riferito alla preparazione di droghe designate a migliorare la prestazione delle corse dei cavalli.

Per maggiori informazioni http://it.wikipedia.org/wiki/Doping 

CRONOLOGIA DEL DOPING

Sempre più spesso ascoltiamo rimpiangere quanto fosse pulito lo sport del passato. Eppure, scorrendo almanacchi dai fogli ingialliti, consunti articoli di quotidiani o pesanti volumi di storia dello sport, ben pochi sembrano essere gli indizi a riprova di questa romantica visione delle cose. Al contrario, sembra proprio che quella del doping sia una pratica vecchia quanto lo sport.
Milano: Garzanti, 2008




Per scoprire il primo caso ufficiale di doping nel mondo del ciclismo bisogna postdatare il calendario al 1886, quando il ciclista gallese Arthur Lindon morì a seguito dell’assunzione di Tremitil nella gara Parigi-Bordeaux. Nel 1904, l’americano Thomas Hicks, dopo aver vinto la maratona olimpica di Atene, venne colto da un grave malore, e morì in conseguenza dell’impiego di stricnina. Stessa sorte per Dorando Petri durante la maratona olimpica di Londra del 1908. Nel 1949, al termine della corsa ciclistica Milano-Rapallo, Alfredo Felzini morì a causa dell’ingestione di simpamina e steamina. Nel 1960, alle Olimpiadi, il ciclista danese Hurt Hensen decedette per overdose da amfetamine. È tristemente famosa la morte del ciclista Tommy Simpson, durante il Tour de France del 1967, nell’ascesa al monte Ventoux, causato dalle stesse sostanze. Questo caso passa alla storia in quanto rappresenta la prima morte causa doping certificata nella storia.

Tale fatto ha portato alla nascita del primo elenco di sostanze dopanti che infatti risale al 1968, ed è stato redatto dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale). All’inizio conteneva solamente stimolanti e narcotici ma, negli anni successivi, se non ricordo male nel ’73, sono stati inseriti gli steroidi di sintesi e solamente nei primi anni ‘80 il testosterone. La lista si è via via aggiornata negli anni, fino al 2004, anno in cui è stata istituita la WADA (World Anti-Doping Agency), che ha redatto una sua lista contenente tutto quello che, fino ad oggi, conosciamo come sostanze dopanti.

Da Arthur Linton a Valentino Fois, passando per Tommy Simpson, Marco Pantani e José María Jiménez, altro leggiadro e tossico scalatore finito in depressione cronica, la storia del ciclismo è storia di morti esplicite e misteriose, morti sospette, come quella di Jacques Anquetil, il dandy che a ogni arrivo pretendeva di trovare ostriche, champagne e foie gras ma chissà alla partenza... o quella recente del sudafricano Ryan Cox. Testimoni, pentiti e gole profonde hanno raccontato negli anni tutto quello che c’era da sapere sul tema. Dalle bombe sciolte nelle borracce al doping ematico di oggi, passando per corticoidi, anabolizzanti, l’Epo, il doping è diventato negli anni '90 scientifico e sistematico, numerosi sono stati i casi, tristi gli esiti, amare le statistiche. Molti sono gli eventi ad avere suscitato scalpore ma ormai anche queste notizie sembrano non destare più scandalo, sembra quasi l'opinione pubblica ne sia satura.

MAPPATURA DEL DOPING


www.silobreaker.com

Per comprendere meglio un fenomeo bisogna sempre andare a mettere in relazione tutte le persone che ne sno coinvolte, seppur marginalemnte o anche spesso erronenamente tirate in ballo.
Si scoprono così interessanti paralleli e reti che collegano tra di loro sconosciuti che magari ignorano gli uni e gli altri la reciproca esistenza ma sono indispensabili al medesimo lavoro che compiono.

Ecco che quindi celebri ciclisti dipendono dalla creazione di farmaci di complessi industriali di scala mondiale, che puntano ai successi degli atleti per reclamizzare un prodotto e per ottenere nuovi fondi da reinvestire. Con le vittorie arriva anche la fama, che porta a sponsor più importanti, che catturano l' attenzione dei media.
Un businnes senza tregua che ingoia tutti in un vortige impazzito da cui nessuno sembra riuscire ad opporsi una volta travolto.



Per approfondire:
http://www.silobreaker.com/FlashNetwork.aspx?DrillDownItems=11_1554876&q=doping&rd=true

IL DOPING DALLA "A" ALLA "Z"

Il doping dalla A alla Z viaggio nel mondo dei farmaci che con il loro effetto alterano i risultati sportivi e gli equilibri interni del corpo

Una recente indagine condotta dal dottor Beel in Australia ha portato alla luce una nuova realtà: l'uso di steroidi anabolizzanti si è spostato dallo sport professionale a quello amatoriale, dalle manifestazioni sportive più competitive a realtà occupazionali particolari (guardie del corpo, buttafuori, ballerini...), quindi da un uso professionalmente controllato si è passati ad un uso ricreativo spesso smodato.
Migliorare l'aspetto fisico, le proprie performance e l'abilità atletica non sono più solo un problema sportivo, ma soprattutto sociale e sanitario. Sono sempre di più le persone che si rivolgono al medico per abuso di steroidi. L'assunzione di questi farmaci non è certo marginale come quella delle droghe "classiche" e ciò rende l'assuntore più restio a considerarsi tossicodipendente.
Gli effetti medici e i rischi di queste sostanze sono ben documentati, ma gli effetti psichiatrici sono ancora poco studiati. In questi ultimi mesi in cui lo scandalo doping ha travolto, e stravolto, diverse attività sportive, l'ortopedico della nazionale italiana di calcio Andrea Ferretti, ha dichiarato di non condividere personalmente l'eccessivo uso di farmaci e ha denunciato lo scarso peso decisionale che i medici sportivi hanno nel limitare il sovraccarico farmacologico cui si sottopongono, per diverse ragioni, certi atleti.
codici e tabelle
In Italia studiare la diffusione del fenomeno è pressoché impossibile. I dati sulla frequenza d'abuso sono ottenuti negli altri Paesi per autodichiarazione, qui da noi invece, dove scuola-sport non sono realtà coniugate come negli Stati Uniti, tali dichiarazioni sono difficili da ottenere. Da un punto di vista legislativo solo dal 1971 (legge 1099) si punisce chi modifica artificialmente le proprie (o altrui) energie naturali in occasione di prestazioni sportive. Nel 1975 è stato elaborato un decreto in cui compariva un elenco delle sostanze illecite;
tale decreto però, poiché incompleto (mancano gli anabolizzanti) non è mai stato applicato. Oggi, nonostante le varie proposte di legge (aggiornamento dell'elenco e attivazione autonoma delle regioni), siamo ancora in attesa di un'adeguata regolamentazione e per le sanzioni si fa riferimento alle tabelle indicate dal Cio.
Forse la tanto attesa riforma del Coni con l'adozione di un codice etico sportivo, come si propone il presidente Franchellucci del Centro sport all'aria aperta potrebbe essere risolutiva anche per lo scottante fenomeno doping. Inutile dire che, sebbene si conoscano meglio gli effetti di tali farmaci, il loro uso smodato è in aumento. Secondo il capo operatore a Liverpool dell'Unità di prevenzione delle tossicodipendenze, Lenehan, l'uso di steroidi per via iniettiva è passato, negli anni 1990-1995, dallo 1,8% al 19%.


Disfunzioni sessuali
Gli steroidi anabolizzanti sono molecole che derivano dal testosterone, l'ormone maschile prodotto naturalmente dall'uomo (ma in quantità diverse anche dalla donna) con la funzione di sviluppare i caratteri sessuali, l'accrescimento corporeo e la sintesi proteica, in particolare quella delle proteine miofibrillari (molecole che determinano l'aumento della massa muscolare). L'effetto degli anabolizzanti infatti è proprio quello di costruire la massa muscolare.
In campo medico il testosterone e i suoi derivati sono utilizzati per la terapia di disfunzioni sessuali (ipogonadismo ed endometriosi), ma anche in casi di osteoporosi (decalcificazione ossea) e cachessia (forte deperimento organico), in alcuni tipi di tumore polmonare e come terapia lenitiva nelle ustioni e nelle fratture.
Effetti Nocivi
Ad una molteplice efficacia terapeutica si accompagnano però effetti collaterali da non sottovalutare. L'alto dosaggio o la lunga somministrazione danneggiano i reni e il fegato, aumentano il rischio di crisi cardiaca e di ictus cerebrale, inducono le alterazioni psicotiche tipiche degli stupefacenti:
euforia allucinazioni, deliri e depressione.
Anche gli anabolizzanti, come gli ormoni sessuali, modulano il comportamento aumentando l'aggressività, la libido e l'emotività.
In un studio condotto in Usa nel 1993 tre medici psichiatri, Heather Schulte, Molly Joy Hall, e Michelle Boyer, hanno osservato nei loro pazienti, dediti ad abuso di ormoni:
violenza domestica, danni alla persona e raptus criminali. È per questo che si parla di conseguenze sociali dell'uso di steroidi. Quasi sempre l'uso di anabolizzanti si associa ad una percezione inadeguata del proprio corpo, ad alti livelli di narcisismo e, nel caso dei professionisti dello sport, all'ansia da prestazione. Gli ingaggi miliardari sono senza dubbio un ottimo incentivo, per far uso di queste sostanze che, comunque, sono pur sempre dei farmaci.
Internet L'approvvigionamento non è difficoltoso come per le altre droghe, pare che sia sufficiente una carta di credito per ordinarli via Internet. Quel che è problematico invece è accertarne la qualità, spesso la provenienza è dubbia, il mercato nero offre ottime contraffazioni per cui da un punto di vista igienico-sanitario tali prodotti non sono assolutamente da ritenersi sicuri; come se non bastasse, spesso si tratta di preparazioni non farmaceutiche, prodotte in laboratori illeciti del Messico e dell'Europa dell'Est, oppure di preparati riservati ad uso veterinario per cui è molto più facile cadere in overdose.
Curiosità Neanche i giochi elettronici sono stati risparmiati dall'inarrestabile dilagare del fenomeno anabolizzanti, uno degli eroi virtuali più seguiti nello scorso anno dagli adolescenti è Duke Nukem l'impavido eroe che combatte gli alieni ricaricandosi con delle portentose razioni di steroidi.
La crescita muscolare
La struttura muscolare viene potenziata dall'uso di farmaci steroidei che aumentano la produzione delle proteine miofibrillari, cioè dì quelle proteine che associandosi l'un l'altra vanno a costituire le fibrille: unità modulari di cui sono composti tutti i nostri muscoli. Anche la ritenzione idrica contribuisce all'aumento di peso e potenza.

Paese per paese i farmaci dopanti

  • Primobolan Depot: II suo principio farmacologico è metenolone enantato prodotto dalla Schering in fiale iniettabili e venduto in tutto Il mondo. Ha scarse proprietà androgene ma anche deboli effetti anabolizzanti
  • Anapolon: L'Anapolone è in commercio in Messico e deriva dal diidrotestosterone. In clinica serve a combattere le anemie causate dalla mancata produzione di globuli rossi
  • Andriol: Andriolo reperibile nelle farmacie Italiane è la nostra versione del prodotto della farmaceutica Organon
  • Hemogenin: L'Emogenina prodotta in Brasile è un altro steroide molto diffuso e anche molto contraffatto
  • Anadiol: l'Anadiol è il nome commerciale dell'oximetolone, uno degli steroidi più efficaci nell'aumentare il peso e la forza. E' particolarmente dammoso per le donne
  • Testoviron Depot: il testosterone enantato è il iù popolare estere del testosterone utilizzato dagli atleti. Sono numerosa le farmaceutiche che lo producono in tutto il mondo. La somministrazione è settimanale ed ha forti effetti anabolici.

Pro e contro. Gli anabolizzanti esercitano sul nostro organismo effetti sia positivi che negativi. Comunque alterano la prestazione sportiva.

Gli effetti del doping sul corpo umano

  • Effetti psichiatrici in studio: dipendenza, depressione, aumento dell'aggressività e della libido. Aumento del rischio di ictus cerebrale
  • cuore: aumento del rischio di crisi cardiaca
  • fegato: le cellule del fegato soffrono per l'eventuale sovradosaggio
  • organi sessuali: gli steroidi anabolizzanti possono provocare ipogonadismo e altre disfunzioni. In clinica si ricorre al testosterone in caso di disfunzioni sessuali
  • Muscoli: tono e massa muscolare vengono potenziati grazie all'aumento di proteine muscolari
  • Reni: il sovradosaggio comporte un sovraccarico per la funzionalità renale
  • Ossa: la decalcificazione ossea viene trattata terapeuticamente con gli ormoni

di Silvia Sorvillo

DOPING E SPORT ALL' ALBA DELL' ERA MEDIATICA

Il doping è fenomeno sociale, non solo fatto sportivo; è manifestazione culturale e non mera materia medico-farmacologica. Nei tratti attuali del doping emerge il carattere controverso e mutevole della morale con cui si misurano i fatti sportivi, con cui si giudica il gigantesco sistema mediatico e di mercato ad essi legato a doppio filo. Appare con chiara evidenza il ruolo delle pressioni economiche nello sport, i contrasti cui queste ultime danno vita quando si incontrano e si scontrano con l’ideale dell’etica sportiva.

Ciononostante l’attenzione dei media, della magistratura sportiva ed ordinaria, ma anche della ricerca scientifica sulle varie componenti del problema sembra focalizzarsi progressivamente sulle dimensioni tecniche del fenomeno, sostanze e metodiche, come se il doping fosse il parto esclusivo di una scienza e di una medicina piegata agli interessi del denaro.

Nel dopoguerra, il consumo di sostanze stimolanti dilagava su base epidemica, conquistando la pratica sportiva, sospinto anche dalla irrefrenabile immissione nel mercato delle scorte di amfetamine prodotte per gli eserciti in guerra. Sempre più numerosi, così, si facevano i casi di emergenze mediche da doping, gli episodi mortali. In Italia susciatava forte impressione la morte del ciclista Alfredo Falzini al termine della Milano-Rapallo del 1949 a causa dell’ingestione di simpamina e steanina.
Nel decennio successivo, il il consumo di amfetamine da parte degli sportivi continuava a crescere. Il problema diveniva oggetto di discussione, la prima sul tema del doping, di una seduta del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) a San Francisco, nel 1960. Il presidente Avery Bundage rilevava la gravità del fenomeno e domandava ai membri dell’assemblea di riportare la questione all’attenzione dei governi sportivi dei rispettivi paesi.

La preoccupazione del CIO si dimostrava purtroppo fondata. Pochi mesi più tardi, il 20 agosto 1960 a Roma, durante la gara olimpica dei 100 chilometri su strada, moriva il ciclista danese Knut Enemark Jensen.

L’attenzione del CIO e i gravi incidenti da amfetaminici occorsi numerosi anche nelle gare tra dilettanti convincevano alcune federazioni sportive italiane della necessità di avere un chiaro quadro epidemiologico del problema. Nel 1961, un’inchiesta della federcalcio rivelava che il 22% dei calciatori italiani usava sostanze stimolanti e tra questi circa l’80% assumeva amfetamine. L’anno successivo una campagna antidoping della federazione ciclistica denunciava una condizione ancora più allarmante: ben il 50% dei ciclisti sottoposti ad esame risultavano positivi, soprattutto alle amfetamine.

Il 13 luglio 1967, nel corso della tredicesima tappa del Tour de France, durante la terribile ascesa verso la cime del mont Ventoux, il ciclista britannico Tom Simpson crollava sfinito a terra dopo essere caduto una prima volta. Ogni tentativo di rianimazione risultava vano. Simpson moriva all’ospedale di Avignone. L’esame post-mortem indicava nelle amfetamine la causa principale del decesso.

L’anno successivo l’amfetamina faceva la sua prima vittima nel mondo del calcio. Ma il calciatore francese Luois Quadri era forse l’ultimo caso famoso di decesso per amfetamine. Negli anni Sessanta infatti la pratica del doping aveva lentamente mutato volto. Ciò si doveva in parte alla necessità di sfuggire ai controlli per gli amfetaminici che si erano venuti via via diffondendo nelle più importanti gare sportive ed in parte per i progressi stessi della ricerca farmacologica finalizzata al doping.

Dalla fine degli anni ’50, l’evoluzione qualitativa e quantitativa del doping si alimentava tuttavia anche da territori piuttosto distanti dalla pura ricerca medica e farmacologica. Quattro fattori principali vanno considerati a tal fine:
1) Il forte significato politico assegnato alle competizioni sportive internazionali con l’inizio della guerra fredda. Lo sport diventava un terreno privilegiato di confronto e di studio reciproco tra i due blocchi ideologici facenti capo agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica. Nello sport la corsa agli armamenti si configurava come applicazione scientifica, sistematica e statualmente organizzata di pratiche dopanti.

2) Il nuovo atteggiamento sociale di fronte alle droghe diffusosi con il movimento di contestazione giovanile a partire dalla seconda metà degli anni ’60, più aperto, se non talora scopertamente favorevole al consumo e incline ad incoraggiare la sperimentazione nell’uso.

3) La riformulazione del concetto di salute all’interno del nuovo quadro sociale per i valori e i comportamenti fortemente orientato verso il successo, l’efficienza, l’elevato livello di impegno e funzionalità, la capacità di adattarsi ad elevati livelli di stress. E corrispondentemente il definitivo delinearsi di una società morbosa, farmaco-centrica e medicalizzata, in cui con ingenuo fideismo e talora con modalità compulsive si cerca nei farmaci la soluzione immediata ad ogni minuto problema di natura fisica, spesso semplicemente estetico, al disagio psicologico più trascurabile.

4) La spettacolarizzazione dello sport, soprattutto la trasmissione televisiva dell’evento sportivo, fenomeno che ha impresso un’accelerazione impressionante alla commercializzazione e alla colonizzazione economica delle attività sportive. Lo sport come spettacolo muove flussi di denaro colossali, induce alla ricerca ossessiva del risultato eccezionale, del primato ad ogni costo: i record fanno lievatare i guadagni per i diritti televisi, gonfiano i profitti e le quotazioni in borsa delle ditte che sponsorizzano l’evento sportivo eclatante, l’atleta e il team vincenti, moltiplicano i guadagni dei campioni. Inoltre, nello sport dei guadagni miliardi, potente ed unico mezzo di promozione sociale per alcune fasce di popolazione, si impone un nuovo calcolo del rapporto tra costi e benefici. L’infanzia e l’educazione sacrificate agli allenamenti, i rischi per la salute legati ai trattamenti medico-farmacologici possono ben valere gli “utili” economici e sociali legati all’affermazione sportiva.

Dagli steroidi agli ormoni umani ricombinanti: il doping endocrino
Alla fine degli anni ’50, l’orizzonte del doping si ampliava, agganciandosi all’emergere e allo sviluppo dell’endocrinologia. Il doping a base di ormoni, che risaliva all’antichità, era stato riproposto alla fine dell’Ottocento da Charles Brown-Sequard, uno dei padri della moderna endocrinologia. Il medico francese, che sosteneva di averne sperimentato personalmente i positivi effetti, prescriveva una terapia energizzante a base di estratti di testicoli di cane e di cavallo. La celebrata azione rivitalizzante del doping organoterapico di Brown-Sequard, tuttavia, era frutto esclusivo della suggestione, un effetto placebo. Gli estratti di testicolo infatti contengono quote irrisorie o nulle di ormoni steroidei androgeni, dato che gli organi sessuali maschili non immagazzinano gli ormoni sintetizzati.

Il doping ormonale diventava effettivamente praticabile nel 1935, quando Ernest Laquer isolava il testosterone. L’uso in clinica di questi steroidi anabolizzanti era finalizzato al trattamento dell’ipogonadismo. Ma la pratica sperimentale preclinica e la successiva applicazione in terapia dimostravano che tali sostanze potevano facilitare la crescita dei muscoli scheletrici. Ciò portava al loro utilizzo da parte di atleti che avevano la necessità di sviluppare fortemente la massa muscolare, come i praticanti di body building, o la potenza, come i sollevatori di pesi, i lanciatori di peso, di giavellotto, di martello, i discoboli.

L’uso di steroidi con metodiche mirate si estendeva successivamente a tutti gli sport. Verso la fine degli anni ’30, Paavo Nurmi, il “finlandese volante”, invincibile fondista del ventennio precedente la seconda guerra mondiale, vincitore di 9 ori olimpici e tre medaglie d’argento in tre diverse olimpiadi, faceva da testimonial alla pubblicità di un farmaco ricostituente ed energizzante a base di testosterone da lui stesso usato. Nel 1939, il Wolverhampton, un team inglese di calcio, addirittura sperimentava la somministrazione di steroidi anabolizzanti su tutti i componenti della squadra. Con la fine degli anni Cinquanta il consumo di steroidi nel mondo dello sport raggiungeva una dimensione epidemica, interessando anche discipline più tecniche, come il tennis. Nel 1959, ad esempio, il tennista spagnolo Andres Gimeno confessava di farne uso.

Per gli sport di durata negli anni Settanta era stata introdotta, nello sci di fondo e nel ciclismo, l’autotrasfusione. Obiettivo di tale metodica era l’aumento della massa eritrocitaria, cioè a dire del numero dei globuli rossi e quindi del trasporto di ossigeno verso i muscoli. Questo razionale era alla base della prima forma di doping di tipo biotecnologico. Nel 1977, Miyake e i suoi collaboratori isolavano e purificavano l’ormone stimolante la produzione di globuli rossi, l’eritropoietina (EPO), dall’urina umana. Successivamente nei laboratori del Genetics Institute e di Amgen, due industrie biotecnologiche, veniva determinata la struttura degli aminoacidi dell’EPO pura, quindi identificato il gene, clonato e transfettato in cellule ovariche di cavia. Nel 1985 l’eritropoietina umana ricombinante entrava in commercio. Si apriva una nuova era per la cura delle malattie del sangue da carenza di eritrociti. Allo stesso tempo, però, la somministrazione di EPO, che mima gli effetti di un intenso allenamento in quota, diventava in breve una pratica generalizzata nella corsa e nello sci di fondo, ma soprattutto nel ciclismo, disciplina che ha infine consegnato la sostanza al clamore della cronaca nei Tour de France corsi nel 1998 e nel ‘99.

Nella seconda metà degli anni ’80, un’altra sostanza endocrina conquistava il gigantesco mercato dello sport: l’ormone della crescita (GH). La diffusione dell’uso del GH si è accompagnata ad un notevole incremento di farmaci e supplementi alimentari che stimolano la produzione e il rilascio del GH endogeno, come certi aminoacidi, i beta-bloccanti, la clonidina (un farmaco antipsicotico di ultima generazione), la levodopa e la vasopressina. Il GH rappresentava un valido sostituto degli steroidi anabolizzanti in quanto anch’esso stimola l’aumento della massa corporea e possiede azione anabolizzante. In aggiunta il GH aumenta la mobilizzazione dei lipidi dai tessuti adiposi ed accresce l’ossidazione come fonte di energia, risparmiando il glicogeno muscolare. Tuttavia, nessuno studio attestava conclusivamente degli effetti ergogenici del GH sugli atleti, ciononostante questo ormone diventava un elemento essenziale della preparazione di molti atleti di punta, soprattutto per il fatto che non esisteva e non esiste tuttora un test in grado di rilevarne il consumo.

L’uso del GH è stato indicato come causa della malattia di Creutzfeldt-Jakob, una delle forme umane di encefalopatia causata dai prioni, come il cosiddetto morbo della mucca pazza. L’ormone della crescita veniva estratto dall’ipofisi dei cadaveri. È verosimile quindi che alcuni alcuni lotti siano stati contaminati dal virus a lunga incubazione che causa la malattia di Creutzfeldt-Jakob. E, dato che non esistevano metodi per rilevare la presenza di tale contaminante, il GH veniva ritirato dal mercato nel 1985. L’anno successivo le ricerche biotecnologiche portavano alla produzione del GH umano ricombinante, il cui uso nello sport tuttavia non è esploso come gli steroidi per i suoi costi e per la difficoltà di acquistarlo allo stato puro.

Più recentemente, un altro prodotto della ricerca biotecnologica con potenti effetti anabolizzanti ha iniziato la conquista del mercato del doping: l’IGF-1. L’IGF-1 (insulin-like Growth Factor) è un peptide analogo alla proinsulina usato nella terapia di alcune forme di nanismo e nella cura del diabete resistente all’insulina. Come l’EPO e il GH, l’uso di IGF-1 non è attualmente rilevabile con i test antidoping.

Non sono stati pochi in questi anni i deliri da febbre del doping o le esagerate speranze riposte in alcune sostanze farmacologiche e integratori alimentari. Alla fine degli anni Cinquanta, ad esempio, l’olio di germe di grano divenne popolarissimo tra gli sportivi quando si diffuse la notizia che i nuotatori americani lo avevano introdotto nella dieta durante la preparazione delle Olimpiadi di Melbourne del 1956, dove avevano colto successi importanti ed alcuni record mondiali. Ancora più famosa ed abusata da sportivi di ogni livello diveniva la carnitina somministrata dai preparatori alla nazionale italiana di calcio ai mondiali di Spagna del
1982.

Biotecnologia e ingegneria genetica: l’inizio di una nuova era del doping?


Questo per le sostanze più conosciute e per le pratiche accertate e maggiormente diffuse. La dimensione ufficiale del doping è nulla però se confrontata con la grandezza reale del fenomeno. Hein Verbruggen, presidente della federazione internazionale di ciclismo, suggerisce che le sostanze e le pratiche dopanti oggi non rilevabili dai test e non incluse nelle tabelle costituiscono il 90% dei casi stimati di doping.

Ma non è soltanto questa enorme discrepanza tra doping ufficiale e doping reale l’elemento che più deve indurre a riflettere. Fenomeni ben più significativi sono la rapida estensione allo sport delle applicazioni biotecnologiche e dell’ingegneria genetica o addirittura l’uso dello sport come laboratorio per la sperimentazione di nuovi prodotti biotecnologici e protocolli della manipolazione genetica.

Mentre infuriano gli infecondi e strumentali strepiti del dibattito bioetico e politico determinato dall’isolamento negli embrioni umani delle cellule staminali, si sta già ipotizzando lo studio dell’utilizzo di queste cellule, capaci di riparare e dar vita ad ogni tipo di tessuto biologico, per aumentare in maniera non rilevabile, le performance psicofisiche degli atleti.

In linea di principio, è ormai realizzabile il doping genetico, potenziando le funzioni fisiologiche con la diretta manipolazione del DNA, come si fa con la terapia genica somatica. Vista l’evoluzione della scena sportiva, ancora più suggestive ed inquietanti risultano le prospettive della terapia genica germinale. Questa metodica, applicata sulle cellule della linea germinale, permette di trasmettere i suoi effetti alla prole dell’individuo trattato. È una possibilità strabiliante che mette nelle mani dell’uomo un potere che la natura dispiega in millenni e, vista la direzione evolutiva assunta dallo sport legato al mercato e ai media, alimenta incognite, adombra minacciosi scenari a venire.

Le fenomenali potenzialità della applicazioni allo sport dell’ingegneria genetica e della biotecnologia, tutte peraltro non rilevabili dai test antidoping, non costituiscono tuttavia il motivo primario di inquietudine nella scena sportiva attuale. La storia e l’analisi critica del fenomeno e delle sue rappresentazioni sociali suggeriscono che il problema del doping è caratteristicamente una questione etica. Le dimensioni del doping non sono tanto legate alla capacità tecniche di manipolare le funzioni psicofisiche degli atleti quanto ai contesti morali e simbolici più generali in cui si realizzano le attività sportive, ai valori rappresentati nelle competizioni tra atleti, alle regole cui questi valori danno forma, alle finalità che nello sport e attraverso di esso vengono perseguite.

ATTORI DEL DOPING

Padova- agosto 2010, Doping e ciclismo: un’altra estate difficile

Il ciclismo italiano sembra non trovare pace, l’inchiesta antidoping della Procura di Padova resa pubblica durante lo svolgimento dell’ultimo Tour de France, è solo l’ultima di una lunga serie di inchieste contro il doping nel ciclismo. Tra coloro che risultano iscritti nel registro degli indagati di questa inchiesta, vi è un nome eccellente del ciclismo di casa nostra, lo spezzino Alessandro Petacchi, maglia Verde all’ultimo Tour de France. Petacchi interrogato dai Carabinieri si avvalso della facoltà di non rispondere, vedremo come proseguiranno le indagini e come la posizione di Petacchi sarà considerata. Intanto la Procura Antidoping del Coni ha deciso di vederci chiaro in questa storia e ha convocato il corridore per il 24 agosto prossimo. Petacchi rischia tanto per quel che concerne la giustizia sportiva, visto l’aggravante di una sua precedente squalifica, conseguenza di una eccessiva presenza dell’antiasmatico salbutamolo, nelle analisi effettuate durante il Giro d’Italia 2007. Occorre dire che molti hanno sollevato dubbi su tale squalifica, poiché la non negatività di Petacchi sembra essere dipesa più da una leggerezza che da una furbizia. Detto del caso Petaccchi, l’estate del ciclismo italiano deve fare i conti con un altro caso spinoso, il caso Pellizzotti, la maglia a Pois del Tour 2009 è stata fermato dall’attività agonistica alla vigilia dell’inizio dell’ultimo Giro d’Italia a causa di valori anomali presenti nel suo passaporto Biologico. L’Ufficio di Procura Antidoping del Coni ha chiesto per lui una squalifica di due anni, si attende la decisione del Tribunale Antidoping del Coni. Passando alle note liete, le posizioni di Alessandro Ballan, Damiano Cunego e Mauro Santambrogio, nell’inchiesta della procura di Mantova venuta alla luce la scorsa primavera, non sono risultate essere contrarie alle leggi sportive e giudiziarie, anche se alcune conseguenze la vicenda le ha comunque provocate. Ballan non ha potuto disputare le classiche del nord, gare a cui lui per’altro teneva moltissimo, così come il compagno di squadra Santambrogio, a causa di una discutibile sospensione da parte della loro squadra, ovvero la Bmc. La notizia però più triste dell’estate per il ciclismo italiano è la conferma della cancellazione della medaglia d’argento olimpica di Pechino di Davide Rebellin, da parte del Tas di Losanna. Ricordiamo che Rebellin era risultato positivo al Cera in un controllo effettuato in seguito alla competizione olimpica di Pechino. Ricordiamo anche che Rebellin si è sempre proclamato innocente e per questo aveva effettuato un ricorso contro la decisione di togliergli la medaglia olimpica, ricorso che però è stato rigettato dal tribunale di Losanna. Vicenda grave, poiché l’Olimpiade è la competizione sportiva che più dovrebbe rappresentare i valori di lealtà è correttezza. Se il ciclismo italiano deve fronteggiare diversi casi di doping o presunti tali, anche gli altri paesi hanno i loro casi di illeciti sportivi. Aleajandro Valverde uno dei corridori spagnoli più rappresentativi sta scontando una squalifica di due anni per il coinvolgimento nell’Operaciòn Puerto, quella per intenderci che ha portato alla squalifica di Ivan Basso, mentre si susseguono le accuse di doping nei confronti di Lance Armstrong da parte dei suoi ex compagni di squadra, che potrebbero gettare un’ombra su i successi dell’americano. Il doping è sicuramente il primo male del ciclismo odierno, è giusto che chi sbaglia paghi, è però anche giusto che coloro che scontano la loro pena possano rientrare nel circuito senza creare scandalo. Vedi i casi di Ricco e Basso. Il ciclismo fatica a trovare tranquillità anche se non bisogna perdere la speranza per un ciclismo pulito, per rispondere così in maniera positiva ai legittimi dubbi dei tanti appassionati di questo sport.

Paolo Cugnata

PROTAGONISTI DEL DOPING

SEOUL - Alcuni casi alle olimpiadi e un braccialetto per dire di no

Di Luca, Torri e il Doping Legalizzato




Un primo incontro con il doping penso sia stato alle Olimpiadi dei 1988: Seoul, orari impossibili, Ben Johnson il canadese di origine giamaicana che quando percorre i cento metri dalla partenza al traguardo muove i suoi muscoli che sembra una locomotiva. Uomo che nella finale batte Carl Lewis con irridente facilità facendo segnare al cronometro un tempo stratosferico, 9,79, eguagliato solo dieci anni dopo da un altro Canadese Donovan Bailey, ottenuto alzando un braccio.

Ben Johnson però è trovato positivo a tre diversi tipi di steroidi e la sua favola finisce.

Doparsi, assumere sostanze proibite per migliorare le proprie prestazioni sportive, pratica molto diffusa che ha fatto emergere scandali su scandali ma nessuno se n'è mai troppo interessato fin quando non ha colpito sport più popolari causando danni anche gravi agli atleti.

DOPING TRA I CERVELLONI

La pratica del doping sembra oramai destinata ad allargarsi anche alle sfere più impensabili della nostra società: infatti dopo lo scandalo nel ciclismo e nell' atletica ecco che anche gli scienziati e gli intellettuali fanno "coming out" e dichiarano i benefici e talvolta la necessità ad assumere sostanze stimolanti
Di seguito il serizio del TG1 sull' argomento


IL DOPING DI OGNI GIORNO


Doping: siamo proprio sicuri di non utilizzare anche noi sostanze dopanti?

A cura della Dottoressa Annalisa Subacchi

Ormai la parola doping è diventata di uso comune nel vocabolario italiano. Ogni giorno la tv ci parla di atleti trovati positivi al doping: si parla di doping per ciclisti, calciatori, maratoneti, body builder... insomma per la maggior parte degli atleti. Tuttavia non dobbiamo pensare che le sostanze dopanti siano così lontane dalla nostra vita quotidiana: infatti, anche noi nel nostro piccolo utilizziamo sostanze che crediamo innocue, e che invece ci danno energia e potenza al pari delle stesse sostanze dopanti. Anche un semplice medicinale acquistato in farmacia o al supermercato, se assunto in un contesto particolare è considerato doping, altrimenti è legale; in ogni caso è sempre una sostanza legata al doping.
sostanze dopantiPrima di tutto diamo una definizione della parola in questione: doping (o drogaggio) è l'uso (o abuso) di sostanze o medicinali con lo scopo di aumentare artificialmente il rendimento fisico e le prestazioni dell'atleta. Il ricorso al doping è un'infrazione dell'etica dello sport.
Diverse sono le origini della parola: "dop", bevanda alcolica usata come stimolante nelle danze cerimoniali del sud Africa. Un'altra ipotesi sostiene che il termine derivi dalla parola olandese "doop" (una salsa densa) che entrò nello slang americano per descrivere come i rapinatori drogassero le proprie vittime mescolando tabacco e semi di stramonio, che causa allucinazioni, sedazione e smarrimento. Con gli anni '90, "dope" veniva riferito alla preparazione di droghe che miglioravano la prestazione delle corse dei cavalli.
Ogni volta che pensiamo a sostanze dopanti, l'attenzione torna a farmaci come amfetamine, dopamina ed eritropoietina. Eppure anche noi, nel nostro piccolo, siamo dei "dopati cronici".
Il semplice caffè, per esempio, è una sostanza dopante. Il caffè, infatti, aumenta la pressione arteriosa, è un eccitante, provoca insonnia, tachicardia ed aumenta la diuresi ed il metabolismo basale. Può interagire anche con l'assorbimento di certe sostanze alimentari. Basti pensare per esempio al ferro, che è mal assorbito nell'organismo se viene assunta troppa caffeina. Inoltre ricerche scientifiche hanno dimostrato come il consumo di caffè porti ad un aumento del colesterolo totale (0,08 mmol/l per ogni tazza di caffè (100 mg di caffeina), in quanto il caffè  bollito presenta 1-2 grammi di grassi in più rispetto al caffè filtrato).
Altre sostanze spesso utilizzate nel quotidiano sono rappresentate dagli anestetici locali come per esempio bupivacaina, lidocaina, mepivacaina e procaina, sostanze affini alla cocaina presenti spesso in creme utilizzate per prevenire dolori o pruriti; in commercio si possono recuperare queste molecole all'interno di cerotti, gel, creme e spray nasali. Sostanze, quindi, che qualsiasi individuo, sano, ha consumato almeno una volta nella propria vita.
Anche i diuretici sono considerati sostanze dopanti nell'ambito sportivo. Infatti, queste sostanze aumentano la velocità del flusso urinario e la secrezione di sodio, accoppiato spesso al cloro a formare il cloruro di sodio (sale da cucina), che quando è trattenuto in maniera eccessiva nel sangue è responsabile di gonfiori e ritenzione idrica. Tuttavia l'abuso di diuretici, anche nella vita quotidiana, a lungo termine porta ad una perdita eccessiva di questi ioni, fino - in casi estremi - a collasso e morte. Spesso utilizzati durante le diete ipocaloriche, proprio per diminuire la ritenzione idrica,  i diuretici, anche se venduti liberamente, dovrebbero essere assunti solo sotto stretto controllo dello specialista. In casi estremi di assunzione, per esempio per chi pratica body building a livelli estremi, solitamente il diuretico è somministrato prima di un'esibizione per mettere in maggior rilievo la muscolatura; tuttavia se l'atleta non è tenuto sotto stretto controllo medico si può incorrere in un'eccessiva diminuzione della pressione arteriosa, con shock, coma e morte.
Alcool: sostanza dopante in ambito sportivo e vietata per chi deve guidare, ma c'è sempre il detto "un bicchiere di vino al giorno leva il medico di torno". Vero?
L'alcool è presente non solo nel vino ma spesso  anche in alcuni prodotti da banco acquistabili  senza prescrizione medica, per esempio in alcuni inalatori o prodotti utilizzati come sedativi. A piccole dosi, come dice il proverbio, il vino, quindi l'alcool, è utile perché ricco di antiossidanti, polifenoli che trovandosi nelle bucce dell'uva durante la lavorazione del vino vengono trasferiti al prodotto finale; trattasi di sostanze capaci di neutralizzare i radicali liberi, molecole o atomi prodotti naturalmente dal nostro organismo, ma correlati ad invecchiamento precoce ed a varie malattie quando sintetizzati in maniera eccessiva. Ad elevate dosi l'alcool inibisce le sinapsi del sistema nervoso centrale e periferico; di conseguenza i nostri neuroni appaiono rallentati, in tal modo la continua somministrazione di alcool porta a perdite di coscienza fino a blocco cardiaco e morte (coma etilico).
Importante è capire con esattezza quello che ingeriamo, che sia una sostanza alimentare od un farmaco. Non pensiamo inoltre che prodotti "legalizzati" o meglio "liberi" da prescrizione medica siano più sicuri di un vero e proprio farmaco; infatti, stiamo sempre entrando in contatto con sostanze chimiche formate da molecole che potrebbero interagire negativamente con quelle del nostro corpo. Da qui l'importanza di evitare il "fai da te"; chiedete sempre l'appoggio e anche il consiglio di un professionista prima di ingerire sostanze particolari, perché come dice un noto aforismo: mangiare è una necessità, mangiare intelligentemente è un'arte. (La Rochefoucoult).

LE MOTIVAZIONI AL DOPING

Le cause sociali del doping sono rappresentate da tutte quelle forze che agiscono sulla mente di uno sportivo, partendo dal gruppo e dalle relazioni o, in modo più ampio, anche dalla società che ci circonda. Sempre più spesso, infatti, un forte stimolo al ricorso a sostanze dopanti è legato alle pressioni del gruppo, dei compagni di allenamento o di altre persone dell’ambiente sportivo, perfino di elementi dello staff o degli sponsors. Ancora più subdola è l’azione esercitata a livello psicologico dai modelli sociali di atleti di alto livello che, attraverso questo comportamento scorretto, sono riusciti ad entrare in classifiche ad alti livelli e ad entrare nel cuore dei tifosi.

1. LE MOTIVAZIONI AL DOPING
Il ricorso al doping è un comportamento deviante spesso plurimotivato.

Nell’ambito degli studi sul doping da steroidi, pubblicati dalla International Society of Sport Psychology (1993), Anshel ha effettuato una classificazione che può essere utile per analizzare la motivazione al doping in generale. Secondo tale suddivisione possono essere distinte 3 principali categorie di motivazioni che inducono gli atleti a ricorrere all’uso di sostanze dopanti:

a) CAUSE PSICOFISIOLGICHE

b) CAUSE PSICOLOGICHE ED EMOTIVE

c) CAUSE SOCIALI

Il primo tipo di motivazioni è strettamente legato alla volontà da parte di un atleta di controllare, attraverso sostanze farmacologiche, il dolore, l’energia e l’attivazione psicofisica, nonché dal desiderio di agevolare il controllo del peso o il processo di riabilitazione dopo un infortunio.

La seconda categoria di cause motivazionali che possono indurre gli atleti al doping è connessa con aspetti psicologici che possono riguardare soprattutto l’area dell’identità e quella dell’autostima. In particolare, infatti, gli atleti che ricorrono al doping possono essere spinti da paura di fallire, da sentimenti di insicurezza sulle proprie capacità, dal desiderio di essere competitivo o più semplicemente dalla ricerca di una perfezione psicofisica sovraumana.

A tal proposito, una ricerca condotta dal servizio “Telefono Pulito”, nel contesto del progetto “Tallone d’Achille” coordinato dal servizio di Medicina Sportiva dell’AUSL di Modena, ha messo in luce che i giovani più disponibili a fare ricorso al doping sono soggetti già propensi a comportamenti dipendenti da sostanze (uso di cannabis), con basso livello di autostima e fortemente tesi alla ricerca del consenso da parte del gruppo dei pari.

Un altro studio condotto nelle province di Frosinone e Latina (Basso Lazio), e di Napoli ed Avellino (Campania), da parte della Cattedra di Igiene dell'Università di Cassino e del Servizio di Medicina dello Sport della Seconda Università di Napoli, ha avuto lo scopo di valutare conoscenze, attitudini e comportamenti degli atleti italiani nei confronti del doping. Anche questo studio ha sottolineato l’elevata incidenza di cause psicologiche ed emotive tra le motivazioni al doping, con una prevalenza di coloro che credono sia importante vincere a tutti i costi e discrete percentuali di atleti che dichiarano che occorre vincere per soddisfare le aspettative di altri (allenatori, genitori, ecc.). Inoltre, oltre il 10% del campione considerato dichiara che assumerebbe farmaci per vincere o per migliorare le proprie prestazioni.

Le cause sociali del doping sono rappresentate da tutte quelle forze che agiscono sulla mente di uno sportivo, partendo dal gruppo e dalle relazioni o, in modo più ampio, anche dalla società che ci circonda. Sempre più spesso, infatti, un forte stimolo al ricorso a sostanze dopanti è legato alle pressioni del gruppo, dei compagni di allenamento o di altre persone dell’ambiente sportivo, perfino di elementi dello staff o degli sponsors. Ancora più subdola è l’azione esercitata a livello psicologico dai modelli sociali di atleti di alto livello che, attraverso questo comportamento scorretto, sono riusciti ad entrare in classifiche ad alti livelli e ad entrare nel cuore dei tifosi.

2. LE CONSEGUENZE DEL DOPING SULLA PERSONALITA’ E SUL COMPORTAMENTO DEGLI ATLETI

Le sostanze farmacologiche usate per migliorare le performances sportive, oltre a produrre gravi scompensi fisici, possono generare in un atleta rilevanti effetti a livello psicologico.

In particolare, le aree che sembrano più compromesse sono quella comportamentale, quella relazionale e quella motivazionale, con effetti che possono essere transitori o che possono dar luogo a disagi psicologici che possono protrarsi anche dopo la fine della carriera.

I cambiamenti psicologici che avvengono in seguito all’uso di sostanze dopanti sono stati studiati soprattutto tra i bodybuilders e suddivisi in tre gruppi, sulla base sia del criterio “durata dell’assunzione” che di quello dell’ “entità delle dosi”.

1° gruppo: effetti precoci: comprende stati di euforia ed altri cambiamenti dell'umore, caratterizzati da un aumento della fiducia in se stessi, dell'energia, dell'autostima, ed un incremento dell'entusiasmo e della motivazione. In tale fase diminuisce la stanchezza, migliora la capacità di sopportazione del dolore e spesso compaiono sintomi di iperattivazione come l’insonnia, l’aumento della libido, l’agitazione e l’irritabilità.

2° gruppo: effetti legati ad alte dosi: include perdita dell'inibizione e mancanza di giudizio, con umore instabile e maniacale.

3° gruppo: effetti dopo assunzioni prolungate: racchiude tendenza ad essere sospettosi, polemici, impulsivi e molto aggressivi. Talvolta, gli effetti comportamentali possono essere particolarmente intensi ed aumentare fino a sfociare nella violenza, ostilità, comportamento antisociale, generando la cosiddetta "roid rage" (rabbia da steroidi). In alcuni casi questa rabbia può portare ad azioni molto pericolose quali tentati suicidi od omicidi, a seconda che venga rivolta verso il Sé o verso gli altri.

Come è evidenziato dalla classificazione degli effetti psicologici degli steroidi, tali sostanze, come altri farmaci dopanti, possiedono grandi potenzialità di seduzione legate agli effetti psicologici positivi descritti nella prima fase dell’assunzione.

Tuttavia, la stessa classificazione sottolinea l’esistenza di altri effetti psicologici negativi che si evidenziano solo quando ormai l’assunzione è in fasi più avanzate. Tali conseguenze rappresentano un vero e proprio “effetto di rimbalzo” e generano un crollo di tutte le abilità che precedentemente ci si è illusi di possedere, comportando insonnia, diminuzione della libido, e della concentrazione ed un contemporaneo aumento dell'ostilità e di pensieri paranoici che tendono ad influenzare le prestazioni e la vita quotidiana. Non è rara in questa fase l’osservazione della comparsa o di un aumento dei conflitti relazionali e matrimoniali.

Inoltre, come insegna la psicologia del successo, le conseguenze psicologiche del doping sono anche connesse alla possibilità di subire accuse, derisioni e colpevolizzazioni da parte dell’opinione pubblica e dei tifosi di gruppi sportivi contrapposti, come è accaduto nel corso di inchieste antidoping, che hanno causato un crollo inesorabile dell’immagine pubblica (e dell’identità privata ad essa strettamente intrecciata) di atleti vincenti.

3. IL DOPING COME “DIPENDENZA”

Un aspetto psicologico relativo al ricorso al doping è la dipendenza.
La dipendenza da sostanze dopanti è stata studiata e rilevata da Brower e coll., che hanno riportano una casistica di 24 giovani maschi sollevatori di pesi non agonisti, che risultarono dipendenti, manifestando sintomi di astinenza (depressione e stanchezza) alleviati dall'uso di steroidi. In tale studio, la dipendenza fu evidenziata tramite questionari basati sui criteri che definiscono la “dipendenza da sostanze” nel "Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali" (DSM-IV).

In generale, i principali sintomi che mostrano la presenza di dipendenza dalle sostanze dopanti assunte, secondo i criteri del DSM-IV, sono:

• assunzione più elevata di quella progettata;
• desiderio di diminuire o controllare la dose, nonostante l'incapacità di farlo;
• frequenti intossicazioni o sintomi da astinenza in situazioni fisicamente pericolose;
• gran parte di tempo speso in attività correlate all’assunzione delle sostanze dopanti;
• l'uso continuato delle sostanze dopanti nasconde problemi causati o peggiorati dall'uso degli stessi;
• aumenta la tolleranza e quindi sono richieste dosi sovraterapeutiche sempre crescenti;
• si sviluppano sintomi d'astinenza quali depressione, stanchezza, cefalea e ritardi psicomotori;
• gli steroidi sono usati per alleviare o evitare i sintomi d'astinenza.

SPORT, DOPING E PSICOPATOLOGIA: CONFINI NON SEMPRE NETTI

 In certi casi lo sport stesso può essere considerato come una droga. La competizione sportiva compulsiva può essere paragonata a una forma di tossicomania per ragioni non soltanto fisiologiche ma anche psicologiche

A priori, lo sport e la droga non hanno assolutamente nulla in comune. Sono due mondi profondamente antinomici. La droga evoca l'idea di debolezza, di alienazione, di imbrogli, di decadenza, di depressione e di morte. Lo sport, al contrario, è sinonimo di forza, di dirittura morale, di superamento di se stessi, di lealtà, di potenza e di vita. Da sempre, la pratica dello sport è raccomandata per indurre lo sviluppo fisico e l'elevazione morale della personalità. Viene spesso proposta come mezzo di prevenzione dei comportamenti antisociali e dei rischi di tossicomania.
Ci sono volute le questioni relative al doping, estremamente pubblicizzate dai media, perché il pubblico realizzasse che esiste un legame importante tra questi due mondi.
In certi casi lo sport stesso può essere considerato come una droga. La competizione sportiva compulsiva può essere paragonata a una forma di tossicomania per ragioni non soltanto fisiologiche ma anche psicologiche.
La competizione sportiva compulsiva può essere paragonata a una forma di tossicomania per ragioni non soltanto fisiologiche (stimolazione della liberazione di endorfine) ma anche psicologiche.
Ricordiamo che l'esercizio fisico intenso aumenta anche la secrezione di prolattina, dei corticosteroidi e
dell'ormone della crescita; questi diversi ormoni, associati alle endorfine, possono modificare l'umore.
Se praticato in modo esagerato, lo sport è talvolta sintomatico dell'esistenza di un problema psichico.
Per i soggetti che soffrono di tali difficoltà, la tentazione di ricorrere al doping è forte e, in caso di pratica
prolungata, c'è un rischio notevole di cadere nell'uso di droghe sempre più potenti per riempire un vuoto e
compensare uno stato depressivo, legato in parte a disfunzioni neurobiologiche cerebrali indotte, a lungo andare, proprio dai prodotti dopanti.
La pressione del gruppo e la possibilità di notevoli guadagni possono spingere una gran parte degli atleti a ricorrere al doping. Soprattutto oggi che si può ordinare qualsiasi prodotto via Internet, tra cui gli steroidi
anabolizzanti, i corticosteroidi, i beta bloccanti, gli stimolanti del sistema nervoso centrale, ecc.
Per saperne di più al riguardo riportiamo di seguito il link che porta ad un articolo di di Jean Jacques Déglon che si è interessato del caso.
http://www.medicinatossicodipendenze.it/pdf/MDT%2028%20articolo%20Dglon1.pdf

LE SOSTANZE ILLECITE

Estratto della Lista del Ministero della Salute

PRATICHE e METODI VIETATI IN GARA e FUORI GARA

M1. AUMENTO DEL TRASPORTO EMATICO DI OSSIGENODI IGENO
1) Processi che aumentano artificialmente la massa eritrocitaria.
Sono proibite le trasfusioni di sangue sia autologhe che eterologhe, salvo che per comprovate finalità
terapeutiche. È altresì vietata la trasfusione di soli eritrociti.
È proibita la somministrazione di Epoetina di qualsiasi tipo e di qualsiasi altra sostanza atta a produrre una
stimolazione eritropoietica.
È proibito l'uso di pratiche ipobariche/ipossiche
2) Trasportatori di Ossigeno (Carrier).
Sono proibiti l'uso di procedure, metodi e composti che consentono alla massa plasmatica di aumentare il
trasporto di ossigeno rispetto alle condizioni basali, ivi compresi:
Emoglobine modificate;
Poliemoglobine;
Emoglobine ottenute con tecniche ricombinanti;
Emoglobine coniugate;
Emoglobine microincapsulate;
Emoglobina destran-benzen-tricarbossilato (Hb-Dex-BTC);
Emoglobina bis-(3,5 dibromoscalicil) fumarato (alfa, alfa-HB);
Emoglobina - raffinosio;
Perfluorocomposti in grado di trasportare ossigeno, ivi compresi:
F-Tributilammina;
Fluosol DA 20 (Perfluorodecalina + perfluorotripropilammina);
Perfluorodecalina (Flutec PP5);
Perfluorottil Bromuro (C8F17Br);
Perfluorodiclorottano ( C8F16Cl2);
Dodecafluoropentano (DDFP);
Perfluorocarbossilato stabilizzato con microparticelle di Ag –
AgCO2 (CF2)n-CF3 con n = 10-12-14-16;
3) Modificatori allosterici dell'emoglobina.
È proibito l'uso di procedure, metodi e composti che consentono di modificare allostericamente l'emoglobina
al fine di aumentare il rilascio di ossigeno della stessa a livello periferico, ivi compresi tutti i modificatori
allosterici della serie RSR in particolare il composto RSR13 (efaproxiral), nonché la somministrazione di 2-3-
difosfoglicerato e di metil-acetilfosfato.

M2. MANIPOLAZIONE CHIMICA E FISICA
INTERVENTI SULLE CARATTERISTICHE CHIMICO-FISICHE DEL SANGUE E DELLE URINE E DEI CAMPIONI BIOLOGICI
1) Utilizzo di sostanze che modificano artificialmente il pH, l'effetto tampone e/o il volume totale del sangue
(plasma expanders).
In particolare è proibita la somministrazione per infusione di tutte quelle sostanze che siano in grado di aumentare la volemia (anche per effetto osmotico), di modificare il pH e/o l'effetto tampone del sangue ivi
compresi:
Polimeri dei monosaccaridi, ivi compresi l’Amido idrossidietilato (HES) e il Destrano;
Gelatina;
Albumina umana;
Lattato soluzione di Ringer;
Acetato soluzione di Ringer;
Soluzioni ipertoniche di qualsiasi natura;
Soluzioni di bicarbonato Sodico ed altre soluzioni basiche;
Altre infusioni endovenose attuate pre- (12 ore), durante o post- (12 ore) competizione devono essere giustificate da urgenti finalità terapeutiche e certificate dal medico prescrittore.
2) Utilizzo di sostanze che alterano la composizione e le caratteristiche biochimiche del campione biologico.
È vietata altresì l'assunzione di tutte le sostanze che possano in qualsiasi modo alterare la normale escrezione urinaria di farmaci e/o mascherare l'eventuale assunzione di sostanze proibite per doping, ivi compresi:
Bromantan;
Vasopressina e derivati;
3) Manipolazione del campione biologico per alterarne la sua integrità.
Sia prima che dopo la raccolta del campione è proibito l'uso di procedure, metodi e composti che alterano o
sono indirizzati ad alterare l’autenticità, l'integrità, la validità dei campioni nonchè il regolare responso analitico, ivi incluse:
• l'immissione in vescica attraverso cateterizzazione di "urina pulita", soluzione fisiologica, acqua distillata e di ogni qualsiasi altro liquido che possa alterare sia la concentrazione che la composizione del campione stesso;
• l'addizione al campione di sostanze ossidanti (come Ipoclorito di Sodio. Perossido di Idrogeno) e di sostanze che comunque siano in grado di alterare la composizione quali/quantitativa del campione prelevato.
• È altresì vietata l'alterazione della concentrazione del campione tramite aggiunta di qualsiasi
solvente.

M3. DOPING GENETICO
È vietato il doping genetico o cellulare, che viene definito come l'utilizzo di geni, elementi di tipo genetico e/o
cellule che hanno la capacità di migliorare la performance atletica.

M4. ALTRI METODI E PRATICHE VIETATI
Sono proibiti procedure, metodi e composti capaci di esplicare effetti anabolizzanti, o di produzione e rilascio
endogeno di ormoni, ivi compresi gli omologhi e/o i derivati della serie delle "Ecdysteroides" e i peptidi di
qualsiasi origine in grado di svolgere le azioni di sopra indicate.

EFFETTI SULL' ORGANISMO

Roma - Settembre 2007,  Michele Tossani spiega gli effetti delle sostanze dopanti sull'organismo


In palestra e negli ambienti sportivi vengono usate come miglioratori di prestazioni.. ma sono vere e proprie bombe a orologeria per il nostro corpo. Ecco gli effetti collaterali.
Innanzi tutto occorre precisare che per doping si intende l'assunzione, da parte di un atleta, di sostanze proibite per migliorare le proprie prestazioni. Nella definizione di doping rientrano anche le manipolazioni degli elementi che costituiscono il corpo umano (per esempio l’aumento del numero dei globuli rossi).

Tra le sostanze più usate ci sono gli steroidi anabolizzanti che hanno caratteristiche simili agli ormoni sessuali maschili; il testosterone è il composto maggiormente usato.
Gli effetti negativi di queste sostanze sono molti e su più piani. In un studio condotto negli Usa nel 1993 tre psichiatri, Heather Schulte, Molly Joy Hall, e Michelle Boyer, hanno osservato nei pazienti dediti ad uso di steroidi anabolizzanti: violenza domestica, danni alla persona e raptus criminali. Per questo si parla non solo di danni fisici ma anche di conseguenze sociali per l’suo di steroidi. L'uso di anabolizzanti si associa alla percezione inadeguata del proprio corpo, ad un narcisismo esasperato e all'ansia da prestazione sportiva.

Spesso dosi di sostanze illegali sono contenute anche all’interno di normali integratori, in particolare nei prodotti provenienti dall’America o da altri luoghi al di fuori della giurisdizione della Comunità Europea. Attenzione quindi alle etichette. E ricordatevi di diffidare da chiunque vi offra sostanze per aiutarvi nella pratica sportiva o per ottenere un qualche risultato, fosse anche il vostro allenatore od un vostro amico. Spesso infatti, in palestra o in altri ambienti sportivi, queste sostanze possono girare e può capitare che ve ne vengano offerte alcune: rifiutatele! Nessun risultato merita di compromettere la vostra salute. Se non conoscete queste sostanze o questi integratori, parlatene sempre in famiglia e con un medico di fiducia.
Ecco un breve elenco di alcune delle sostanze dopanti più usate:

STIMOLANTI
Gli stimolanti (efedrina, caffeina) vengono usati per migliorare le prestazioni fisiche ed aumentare la competitività degli atleti.
Fra gli effetti collaterali dell’uso di stimolanti la letteratura ha accertato casi di infarto di miocardio e di tachicardia ventricolare anche in soggetti originariamente sani. Altri effetti sono cardiomiopatia, aritmie, insonnia, inquietudine, aggressività, turbe digestive, disturbi della sfera sessuale ed assuefazione

ORMONE DELLA CRESCITA (GH)
E’ una delle sostanze maggiormente usate per l’aumento rapido delle masse muscolari. Gli effetti collaterali sono: reazioni locali in sede di iniezione, mialgie, astenia, cefalea, artralgie, diabete mellito, manifestazioni acromegaliche estetiche, ipertensione arteriosa, cardiopatia ipertrofica .

INSULINA
Viene spesso utilizzata da persone sane come sostanza anabolizzante. Fra gli effetti ci sono il difetto di funzionamento del muscolo cardiaco, tossicità epatica, danni neuronali irreversibili, coma e morte.

AUTOEMOTRASFUSIONE
Si tratta di una pratica pericolossissima, utilizzata in particolare dai ciclisti, consistente nel prelievo del proprio sangue e nella reimmissione dello stesso all’interno dell’organismo. Il sangue reintrodotto mette il soggetto ad alto rischio di infarto, embolia, ictus.
Inoltre l’autoemotrasfusione introduce nell’organismo importanti quantitativi di ferro con il rischio che questi vadano a compromettere la funzionalità di organi quali fegato, milza, pancreas e reni.

In generale, l’utilizzo di sostanze dopanti produce effetti sulla sfera psichiatrica (dipendenza, depressione, aumento dell'aggressività, ictus cerebrale), sul cuore (crisi cardiache, aumento della pressione arteriosa), sul fegato (alterazione della funzionalità, cisti ematiche, tumori), sugli organi sessuali (ipogonadismo, infertilità, tumori alla prostata e alle mammelle). Altri effetti sono: per le donne l’assunzione di caratteristiche tipicamente maschili, come la voce profonda (irreversibile) e la crescita di peli sul viso (irreversibile); comparsa dell’ acne o peggioramento dei problemi di acne già esistenti; la ginecomastia, cioè lo sviluppo nell’uomo di ghiandole mammarie; lo shock anafilattico come reazione all’iniezione.

Prima di concludere va sottolineato che quello che conta, nella pratica sportiva, sia essa agonistica (cioè rivolta al raggiungimento di un risultato, come vincere una gara o una corsa…) sia essa amatoriale (come ad esempio l’andare in palestra per tenersi in forma…) non è il risultato in sé, ma la via che percorriamo per raggiungerlo. Quello che lo sport insegna, infatti, è la capacità di soffrire per raggiungere un risultato, di sudare, di apprezzare i sacrifici compiuti…”No Pain No Gain” dicono gli americani, cioè “nessuna sofferenza, nessun risultato”. Dare tutto quello che è possibile in allenamento, secondo i nostri limiti: questo è il bello dello sport! E vedrete che i risultati arriveranno e la soddisfazione di aver fatto tutto da soli sarà grande, così come crescerà la nostra autostima. Inoltre bisogna ricordare che lo sport è salute. Le medicine servono per curare le persone malate, non quelle sane.

PARERI CONTROCORRENTE

Ecco perchè secondo alcuni invece bisognerebbe sviluppare ulteriormente le sostanze che nel ciclismo sono usate per scopi "dopanti" in quanto permetterebbero alla scienza medica di risolvere molti problemi con i quali i medici devo confrontarsi ogni giorno.


Un piccolo focus sulle sostanze che potrebbero venire rivalutate: non più solo strumento di imbroglio ma anche mezzo di crescita e sviluppo


Gli stimolanti
Le amfetamine sono stimolanti del sistema nervoso centrale, come la cocaina e l'efedrina. In ambito medico, si è sfruttata la capacità delle amfetamine di inibire lo stimolo della fame per combattere l'obesità.
 
Gli anabolizzanti

Un tempo somministrati per favorire la sintesi delle proteine nei pazienti debilitati, gli ormoni anabolizzanti hanno visto crescere nel tempo la loro popolarità in ambito sportivo sino a diventare un "fenomeno di massa". Gli anabolizzanti vengono impiegati, a dosi molto elevate, per accrescere la massa e la forza muscolare, ma questi risultati sono riscontrabili solo in alcuni atleti e solo se vengono abbinati ad una dieta appropriata e ad un programma di allenamento controllato.
 

L'ormone della crescita
L'ormone della crescita stimola l'accrescimento fisiologico e viene somministrato ai bambini che, essendone privi (dalla nascita o per qualche malattia), presentano difficoltà di sviluppo.
Nell'adulto, l'ormone gioca probabilmente un ruolo fisiologico importante nel regolare la composizione corporea, con meccanismi di tipo anabolizzante. Queste proprietà, insieme al fatto che non è individuabile coi test di laboratorio, hanno reso l'ormone della crescita un farmaco di riferimento, soprattutto per gli atleti di alto livello e i culturisti. Gli studi hanno, però, chiaramente dimostrato che l'ormone della crescita non è in grado di aumentare il volume e la forza muscolare o la sintesi proteica in misura superiore a quanto ottenibile col solo allenamento intenso, né in adulti in buona salute né in atleti molto allenati.
 
Eritropoietina

In medicina, l'eritropoietina (EPO) e la più recente darbepoetina servono per curare alcune forme di anemia. L'ormone stimola, infatti, la produzione di globuli rossi da parte del midollo osseo, aumentando di conseguenza sia l'ematocrito (volume dei globuli rossi per unità di volume di sangue) che la concentrazione di emoglobina nel sangue. L'eritropoietina migliora la capacità del sangue di trasportare ossigeno, il combustibile che i tessuti utilizzano per bruciare gli zuccheri e quindi per ottenere più energia per le prestazioni muscolari e per aumentare la resistenza alla fatica.
 


Insulina

Com'è noto, i diabetici, che non la producono in quantità sufficiente, si autoiniettano l'insulina per abbassare la concentrazione di glucosio (uno zucchero) nel sangue e favorirne l'utilizzazione da parte dei tessuti. Poiché inibisce la degradazione delle proteine, l'insulina viene considerata da molti atleti come un ormone
anabolizzante.