Quando le sostanze dannose messe al bando negli sport possono rivelarsi preziosi strumenti per lo sviluppo
di nuove terapie e cure per la vita di tutti i giorni dei cittadini

SMENTITA DA PARTE DEL CONI

ROMA -  Il doping? Macchè liberalizzare...

Dopo l'uscita di Torri: “Andrebbe legalizzato", il Coni corregge il tiro: “Solo uno sfogo personale"

Tanto rumore per nulla. E' stato tutto risolto da un comunicato, emesso dal Coni a seguito dell'incontro tra il presidente Giovanni Petrucci e il segretario generale Raffaele Pagnozzi, le 'alte sfere' del Coni, ed Ettore Torri, il Procuratore Capo Antidoping. Ieri Torri aveva dichiarato: “Il doping? Se non nuocesse alla salute sarebbe da liberalizzare. Tanto ne fanno uso tutti”. Apriti cielo, il Procuratore è pro-liberalizzazione?
Tutto l'ambiente sportivo nazionale è rimasto spiazzato non poco e così è arrivata la smentita, o meglio, la risposta ufficiale a tutte le polemiche: “Torri è stato frainteso”. Il suo pensiero è stato mal riportato dalle agenzie, secondo il Coni “la trasposizione letterale del concetto di liberalizzazione, maturata attraverso sintesi giornalistiche, non andava interpretata come un’apertura verso una “depenalizzazione” del reato ma solo come lo sfogo, espresso in modo forse paradossale, di una persona che da anni lotta contro il problema”. Quindi da sfogo personale a caso nazionale, il passo è stato breve. Anche perché le istituzioni sportive stanno combattendo il fenomeno con severità da anni.
Sulla homepage del sito si legge ancora: “L’impegno personale e l’opera meritoria dell'ufficio di Ettore Torri continueranno ai massimi livelli”, forti degli “importanti risultati nella lotta ad un fenomeno dilagante che, come è noto, in Italia è considerato anche reato penale”. Ricordiamo infatti che le posizioni della legislazione italiana sono tutt'altro che permissive o tese alla liberalizzazione, basti pensare che con la legge 376 del dicembre 2000 si prevede la reclusione da tre mesi a tre anni e la multa da cinque a cento milioni di lire (2.500/50.000 euro) a "chiunque procura ad altri, somministra, assume o favorisce comunque l’utilizzo di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive". La giustizia sportiva non è meno rigida: al primo episodio punisce l'atleta con una squalifica di due anni e al secondo direttamente con la radiazione.
Tra i più scossi il Presidente della Federciclismo Renato Di Rocco: “Torri mi ha meravigliato, specie per la posizione in cui si trova e con tutto il lavoro che è stato fatto in questi anni. Dire che tutti i corridori ricorrono a sostanze proibite non è una bella cosa”. Il caso è chiuso?

Mirco Rabacchi 06/10/2010

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