Quando le sostanze dannose messe al bando negli sport possono rivelarsi preziosi strumenti per lo sviluppo
di nuove terapie e cure per la vita di tutti i giorni dei cittadini

LE MOTIVAZIONI AL DOPING

Le cause sociali del doping sono rappresentate da tutte quelle forze che agiscono sulla mente di uno sportivo, partendo dal gruppo e dalle relazioni o, in modo più ampio, anche dalla società che ci circonda. Sempre più spesso, infatti, un forte stimolo al ricorso a sostanze dopanti è legato alle pressioni del gruppo, dei compagni di allenamento o di altre persone dell’ambiente sportivo, perfino di elementi dello staff o degli sponsors. Ancora più subdola è l’azione esercitata a livello psicologico dai modelli sociali di atleti di alto livello che, attraverso questo comportamento scorretto, sono riusciti ad entrare in classifiche ad alti livelli e ad entrare nel cuore dei tifosi.

1. LE MOTIVAZIONI AL DOPING
Il ricorso al doping è un comportamento deviante spesso plurimotivato.

Nell’ambito degli studi sul doping da steroidi, pubblicati dalla International Society of Sport Psychology (1993), Anshel ha effettuato una classificazione che può essere utile per analizzare la motivazione al doping in generale. Secondo tale suddivisione possono essere distinte 3 principali categorie di motivazioni che inducono gli atleti a ricorrere all’uso di sostanze dopanti:

a) CAUSE PSICOFISIOLGICHE

b) CAUSE PSICOLOGICHE ED EMOTIVE

c) CAUSE SOCIALI

Il primo tipo di motivazioni è strettamente legato alla volontà da parte di un atleta di controllare, attraverso sostanze farmacologiche, il dolore, l’energia e l’attivazione psicofisica, nonché dal desiderio di agevolare il controllo del peso o il processo di riabilitazione dopo un infortunio.

La seconda categoria di cause motivazionali che possono indurre gli atleti al doping è connessa con aspetti psicologici che possono riguardare soprattutto l’area dell’identità e quella dell’autostima. In particolare, infatti, gli atleti che ricorrono al doping possono essere spinti da paura di fallire, da sentimenti di insicurezza sulle proprie capacità, dal desiderio di essere competitivo o più semplicemente dalla ricerca di una perfezione psicofisica sovraumana.

A tal proposito, una ricerca condotta dal servizio “Telefono Pulito”, nel contesto del progetto “Tallone d’Achille” coordinato dal servizio di Medicina Sportiva dell’AUSL di Modena, ha messo in luce che i giovani più disponibili a fare ricorso al doping sono soggetti già propensi a comportamenti dipendenti da sostanze (uso di cannabis), con basso livello di autostima e fortemente tesi alla ricerca del consenso da parte del gruppo dei pari.

Un altro studio condotto nelle province di Frosinone e Latina (Basso Lazio), e di Napoli ed Avellino (Campania), da parte della Cattedra di Igiene dell'Università di Cassino e del Servizio di Medicina dello Sport della Seconda Università di Napoli, ha avuto lo scopo di valutare conoscenze, attitudini e comportamenti degli atleti italiani nei confronti del doping. Anche questo studio ha sottolineato l’elevata incidenza di cause psicologiche ed emotive tra le motivazioni al doping, con una prevalenza di coloro che credono sia importante vincere a tutti i costi e discrete percentuali di atleti che dichiarano che occorre vincere per soddisfare le aspettative di altri (allenatori, genitori, ecc.). Inoltre, oltre il 10% del campione considerato dichiara che assumerebbe farmaci per vincere o per migliorare le proprie prestazioni.

Le cause sociali del doping sono rappresentate da tutte quelle forze che agiscono sulla mente di uno sportivo, partendo dal gruppo e dalle relazioni o, in modo più ampio, anche dalla società che ci circonda. Sempre più spesso, infatti, un forte stimolo al ricorso a sostanze dopanti è legato alle pressioni del gruppo, dei compagni di allenamento o di altre persone dell’ambiente sportivo, perfino di elementi dello staff o degli sponsors. Ancora più subdola è l’azione esercitata a livello psicologico dai modelli sociali di atleti di alto livello che, attraverso questo comportamento scorretto, sono riusciti ad entrare in classifiche ad alti livelli e ad entrare nel cuore dei tifosi.

2. LE CONSEGUENZE DEL DOPING SULLA PERSONALITA’ E SUL COMPORTAMENTO DEGLI ATLETI

Le sostanze farmacologiche usate per migliorare le performances sportive, oltre a produrre gravi scompensi fisici, possono generare in un atleta rilevanti effetti a livello psicologico.

In particolare, le aree che sembrano più compromesse sono quella comportamentale, quella relazionale e quella motivazionale, con effetti che possono essere transitori o che possono dar luogo a disagi psicologici che possono protrarsi anche dopo la fine della carriera.

I cambiamenti psicologici che avvengono in seguito all’uso di sostanze dopanti sono stati studiati soprattutto tra i bodybuilders e suddivisi in tre gruppi, sulla base sia del criterio “durata dell’assunzione” che di quello dell’ “entità delle dosi”.

1° gruppo: effetti precoci: comprende stati di euforia ed altri cambiamenti dell'umore, caratterizzati da un aumento della fiducia in se stessi, dell'energia, dell'autostima, ed un incremento dell'entusiasmo e della motivazione. In tale fase diminuisce la stanchezza, migliora la capacità di sopportazione del dolore e spesso compaiono sintomi di iperattivazione come l’insonnia, l’aumento della libido, l’agitazione e l’irritabilità.

2° gruppo: effetti legati ad alte dosi: include perdita dell'inibizione e mancanza di giudizio, con umore instabile e maniacale.

3° gruppo: effetti dopo assunzioni prolungate: racchiude tendenza ad essere sospettosi, polemici, impulsivi e molto aggressivi. Talvolta, gli effetti comportamentali possono essere particolarmente intensi ed aumentare fino a sfociare nella violenza, ostilità, comportamento antisociale, generando la cosiddetta "roid rage" (rabbia da steroidi). In alcuni casi questa rabbia può portare ad azioni molto pericolose quali tentati suicidi od omicidi, a seconda che venga rivolta verso il Sé o verso gli altri.

Come è evidenziato dalla classificazione degli effetti psicologici degli steroidi, tali sostanze, come altri farmaci dopanti, possiedono grandi potenzialità di seduzione legate agli effetti psicologici positivi descritti nella prima fase dell’assunzione.

Tuttavia, la stessa classificazione sottolinea l’esistenza di altri effetti psicologici negativi che si evidenziano solo quando ormai l’assunzione è in fasi più avanzate. Tali conseguenze rappresentano un vero e proprio “effetto di rimbalzo” e generano un crollo di tutte le abilità che precedentemente ci si è illusi di possedere, comportando insonnia, diminuzione della libido, e della concentrazione ed un contemporaneo aumento dell'ostilità e di pensieri paranoici che tendono ad influenzare le prestazioni e la vita quotidiana. Non è rara in questa fase l’osservazione della comparsa o di un aumento dei conflitti relazionali e matrimoniali.

Inoltre, come insegna la psicologia del successo, le conseguenze psicologiche del doping sono anche connesse alla possibilità di subire accuse, derisioni e colpevolizzazioni da parte dell’opinione pubblica e dei tifosi di gruppi sportivi contrapposti, come è accaduto nel corso di inchieste antidoping, che hanno causato un crollo inesorabile dell’immagine pubblica (e dell’identità privata ad essa strettamente intrecciata) di atleti vincenti.

3. IL DOPING COME “DIPENDENZA”

Un aspetto psicologico relativo al ricorso al doping è la dipendenza.
La dipendenza da sostanze dopanti è stata studiata e rilevata da Brower e coll., che hanno riportano una casistica di 24 giovani maschi sollevatori di pesi non agonisti, che risultarono dipendenti, manifestando sintomi di astinenza (depressione e stanchezza) alleviati dall'uso di steroidi. In tale studio, la dipendenza fu evidenziata tramite questionari basati sui criteri che definiscono la “dipendenza da sostanze” nel "Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali" (DSM-IV).

In generale, i principali sintomi che mostrano la presenza di dipendenza dalle sostanze dopanti assunte, secondo i criteri del DSM-IV, sono:

• assunzione più elevata di quella progettata;
• desiderio di diminuire o controllare la dose, nonostante l'incapacità di farlo;
• frequenti intossicazioni o sintomi da astinenza in situazioni fisicamente pericolose;
• gran parte di tempo speso in attività correlate all’assunzione delle sostanze dopanti;
• l'uso continuato delle sostanze dopanti nasconde problemi causati o peggiorati dall'uso degli stessi;
• aumenta la tolleranza e quindi sono richieste dosi sovraterapeutiche sempre crescenti;
• si sviluppano sintomi d'astinenza quali depressione, stanchezza, cefalea e ritardi psicomotori;
• gli steroidi sono usati per alleviare o evitare i sintomi d'astinenza.

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