Quando le sostanze dannose messe al bando negli sport possono rivelarsi preziosi strumenti per lo sviluppo
di nuove terapie e cure per la vita di tutti i giorni dei cittadini

LOTTA AL DOPING: LE CONTROMISURE

Il gene fuori dalla bottiglia. Anticipazioni sul doping genetico prossimo venturo
Oh, gli steroidi sono tanto antiquati che guardate i Giochi Olimpici: chi viene trovato positivo agli anabolizzanti solitamente è un atleta dei Paesi del Terzo Mondo dove non possono permettersi di meglio.

Quelle che non si scoprono con l’anti-doping (GH, eritropoietina, ingegneria genetica, ...) sono pratiche talmente costose che se le permettono soltanto le nazioni (e gli atleti) ricchi.

IN CHE MODO L’INGEGNERIA GENETICA PUÒ AUMENTARE LA PERFORMANCE ATLETICA?

PRIMO: RIPARARE
La prima tappa porterà a riparare i tessuti veicolando speciali proteine: i fattori di crescita. Con i fattori di crescita, le cellule staminali e la terapia genetica si possono riparare (ossia fare crescere, volendo quasi senza limiti) i muscoli. Anche la forza può essere aumentata.

La seconda tappa più delicata sono gli impianti cibernetici come i nanotubuli di carbonio. Si tratta di filamenti microscopici che allacciati intorno ai muscoli li renderanno fortissimi (i nanotubuli di carbonio sono tra i materiali più resistenti mai sintetizzati).
Esempio: si potranno rinforzare quadricipiti e bicipiti femorali con i nanotubuli ed IN PIÙ programmare la cellule con il gene che permette ad una comune pulce di saltare tanto in alto...



SECONDO: RICOSTRUIRE
Ricostruire gli organi in laboratorio per reimpiantarli nell’atleta facendo crescere cellule umane su un’impalcatura di materiali biocompatibili e anche grazie ad un’altra risorsa: le cellule staminali degli organi adulti oppure le cellule dei primi stadi di sviluppo dell’embrione, spingendole a differenziarsi verso il tipo cellulare desiderato.
Il reimpianto si avvarrà in larga misura della nanotecnologia: macchine microscopiche (un nanometro è un miliardesimo di metro) che possono eseguire dentro l’organismo i compiti di un’intera équipe chirurgica.
Esempio: si inseriranno negli atleti “nanofarmacie” che sintetizzeranno i vari farmaci all’interno delle stesse cellule del corpo e poi li rilasceranno nel torrente ematico in base a necessità.


TERZO: RINGIOVANIRE
L’impiego di cellule staminali embrionali è la terza tappa del percorso dell’ingegneria genetica: sono cellule sempre giovani e vitali, capaci di trasformarsi in qualunque tipo cellulare. È qui che lo sport “da laboratorio” si tradurrebbe in eterna giovinezza.
Esempio: l’équipe di Ron McKay, del laboratorio di biologia molecolare dei National Institutes of Health di Bethesda (Usa), ha usato cellule staminali embrionali di topo per ottenere cellule delle isole pancreatiche, in grado di produrre insulina e glucagone. Trapiantate in topi diabetici, le cellule hanno continuato a produrre insulina, anche se non in quantità sufficiente.


QUARTO: TRASFORMARE
Gli scienziati stanno già lavorando sull’ipotesi di convertire un tipo di fibra muscolare in un’altra o di aumentarne la quantità con l’ingegneria genetica. I geni infatti possono essere utilizzati come mezzi per veicolare i comandi che dicono al corpo come e quante proteine produrre. I sistemi di trasporto di questi geni sono virus e batteri.
In pratica “reingegnerizzare i geni” per sviluppare muscoli più potenti, migliorare la prontezza di riflessi o aumentare la capacità polmonare.
Esempio: invece di inghiottire compresse o iniettarsi ogni giorno, un atleta potrà fare un’unica inserzione di materiale genetico e con essa promuovere la crescita della massa muscolare per mesi o anche per anni.

QUINTO: PERSONALIZZARE IL DOPING TRADIZIONALE
Il genoma umano è stato mappato.
Esempio: con il progredire delle pratiche collegate, ogni atleta potrà evitare di scegliere il proprio doping “a caso”. Conoscendo le proprie caratteristiche genetiche, ogni atleta può scegliere i prodotti che per lui e solo per lui massimizzano i risultati e minimizzano gli effetti collaterali.

SESTO: IL TABÙ DEI TABÙ, OSSIA GLI ATLETI IN PROVETTA
Come si mappa il genoma umano, si possono fare ricerche per stabilire i geni che caratterizzano un campione.

Esempio: gli atleti saranno tra i candidati più appetibili per la clonazione. Con la clonazione si possono replicare le predisposizioni genetiche ad una data attività sportiva. Ovviamente un campione non è fatto solo dalla genetica.
LA DIFFUSIONE FUTURA: NON “SE” MA “QUANDO”
È la nuova realtà dello sport, che accadrà di sicuro. Solo il quando è in dubbio. Magari è già stato fatto. Di sicuro è avvenuto per ratti, pecore e scimmie. Lo stanno facendo per i cani. Nessuno può smentirci che non ci sia già in giro un atleta modificato geneticamente.

Molti sostengono che il boom dell’ingegneria genetica sarà con le Olimpiadi del 2004 ad Atene (al più tardi con Beijing nel 2008). In ogni caso da qui a 15 anni, state certi che l’ingegneria genetica sarà nell’arsenale atletico.

COME DOVRÀ ESSERE L’ANTI-DOPING GENETICO?
Impossibile da fare, almeno per ora.
Se si dovesse fare un test del genere, sarebbe necessaria una biopsia dei tessuti. Certamente nessun bodybuilder sarebbe lieto di una tecnica così invasiva e che potrebbe lasciare cicatrici.
Gli scienziati stanno allora cercando di mettere a punto il test di “anti-doping genetico” ricercando nel sangue i sottoprodotti delle cellule staminali e dei fattori di crescita.

I SUPER RATTI DELLA UNIVERSITY OF PENNSYLVANIA MEDICAL SCHOOL.
I ricercatori hanno sottoposto ad un esperimento di ingegneria genetica alcuni ratti. Ecco i risultati:
• La massa muscolare dei super ratti era del 15-45% maggiore rispetto a quella dei ratti normali.
• I muscoli guarivano velocemente dopo un infortunio.
• Non c’erano segni di invecchiamento.
• La produzione di IGF-1 risultava aumentata.


I GENI FUORI DALLA BOTTIGLIA ...ossia alcune delle “già” realtà.

IL GENE PER L’EPO
Prendendo un virus ordinario e togliendo i geni con il virus che causa la malattia, vi si introducono i geni che fanno produrre al corpo le proteine che sintetizzano la quantità extra di EPO. Il virus è iniettato nell’atleta e il suo corpo produce così quantità maggiori di EPO.

IL GENE “JOCK”Nel 1998 gli scienziati della University College London Center for Cardiovascular Research hanno scoperto un gene che è stato battezzato “gene dell’atleta” (jock). Questo gene regola un enzima che a sua volta controlla gli elettroliti e il volume dei vasi sanguigni.

IL GENE DEL GH
Il gene per l’ormone umano della crescita (HGH) offre la possibilità di aumentare il volume muscolare e la forza.
I "COCKTAIL" GENETICI
I cocktail genetici, ossia mix di geni combinati in base alle migliori caratteristiche dei più grandi campioni. Per esempio cocktail genetici da inserire nel DNA di un atleta per avere la struttura di Paul Dillett, pettorali e braccia di Arnold, le gambe di Tom Platz, la schiena di Dorian Yates, le spalle di Sergio Oliva, gli addominali di Serge Nubret e la definizione di Rich Gaspari.

Incredibilmente costosi e, per ora, ancora un desiderio da chiedere al genio della lampada!

Rossella Pruneti
Pubblicato su BIG 2003

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